«Il nocciolo duro e controverso della diagnosi arendtiana sta nell'attribuire questo collasso morale non all'ignoranza o alla malvagità degli uomini, incapaci di far proprie le antiche verità morali, ma all'inadeguatezza di queste stesse verità morali intese come norme o criteri di giudizio su ciò che gli uomini sono ormai in grado di fare. Questa è la sola conclusione generale che Arendt si sia mai permessa di trarre: la generalità del collasso, la generalità del cambiamento che ha travolto tutto ciò che la nostra lunga tradizione di pensiero ha sempre considerato sacrosanto». Cosí Jerome Kohn, curatore del volume, commenta gli interventi contenuti in Responsabilità e giudizio, nove tra saggi, appunti, riflessioni ad alta voce e discorsi pubblici (come il fondamentale Alcune questioni di filosofia morale), nei quali la Arendt intenta un vero e proprio processo alla parola «coscienza», bersagliandola di domande che, pur seppellite nel nostro passato, continuano ad assillare lo spirito, sollevando irrisolte questioni sulla volontà, l'azione, la libertà.